Popular Music (7. Il Jazz degli anni ’20 e ’30)

Prefazione Indice

Il Jazz degli anni ’20 e ’30

Negli anni ’20, quello che era successo a New Orleans solo pochi anni prima, ora stava succedendo in un’altra città, al nord: Chicago. Tanti locali, tanta musica, tanti musicisti.
Il trombettista Louis Armstrong (1901 – 1971) si era fatto le ossa a New Orleans prima di arrivare a Chicago così come il cornettista Joe ‘King’ Oliver (1885 – 1938). Ma in quello stesso periodo in città ogni sera era possibile ascoltare anche i pianisti Jerry  Roll Morton (1890 – 1941) ed Earl ‘Fatha’ Hines (1905 – 1983), i clarinettisti Sidney Bechet (1890 – 1959) e Albert Nicholas (1900 – 1973), o il trombettista Big Beiderbeck (1903 – 1931), ‘alter-ego’ bianco di Armstrong.
Tutti oggi considerati padri del jazz.

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Disco: Louis Armstrong & Earl Hines (1989)

Questo album della Columbia raccoglie brani tra il 1927 il 1928.  Momenti come St. James Infirmary, Basin Street blues o West End blues, documentano la piena maturità di Louis Armstrong che comunque per decine d’anni avrebbe continuato a frequentare non solo questo jazz ‘delle origini’ cui resterà sempre affezionato, ma anche il mondo del pop ottenendo soprattutto negli anni ’70 grande successo con canzoni ‘leggere’. Tuttavia, qui, assistito splendidamente da Hines, porta la propria tromba sulla terra di confine tra il primo jazz e lo swing che stava per arrivare.

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La musica di questi artisti era inevitabilmente il jazz ‘delle origini’ che si suonava a New Orleans, tuttavia qualcosa stava accadendo: i gruppi di musicisti si ampliavano come organico fino a diventare autentiche orchestre di una dozzina di componenti dette ‘big band’, con legni, ottoni e sezione ritmica. Di pari passo, la musica si evolveva verso una forma più ballabile: lo swing.

Fu New York la capitale del jazz negli anni ’30.
Contemporaneamente a Fletcher Henderson (1897 – 1952), arrivato in città con la sua big band nel 1923, George Gershwin (1898 – 1937) musicista di estrazione ‘colta’, tentava una fusione tra jazz e musica classica mentre, seguendo proprio la strada indicata da Henderson, cominciavano a mettersi in luce arrangiatori e direttori, ognuno con la sua grande orchestra.
Come tanti direttori di big band, Due Ellington aveva avuto una rigida educazione musicale. Arrivato a New York nel 1922, impiegò alcuni anni a maturare un proprio stile personale: negli anni ’30 era già, semplicemente, il più grande. 

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Disco: Due Ellington – Live at Fargo (1940)

Sono tantissimi, nella sconfinata discografia di Ellington, i dischi dal vivo. Evidentemente era sul palco che la grande orchestra del Duca dava il meglio di se stessa. Ne abbiamo una dimostrazione in questo album che, pure registrato con una rudimentale apparecchiatura portatile (siamo nel 1940!), riesce a restituirci intatta l’atmosfera che la big band riusciva a creare. E’ da notare come il tappeto sonoro creato dai musicisti costituisce un perfetto sottofondo su cui si muovevano eccellenti solisti come il sassofonista Ben Webster o il trombettista Rex Stewart. Ma quello che l’ascoltatore deve cogliere è lo splendido ricamo degli strumenti concepito dal grande arrangiatore e direttore. 

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Altre big band da segnalare sono quelle di: Benny Goodman (1909 – 1986), William Allen ‘Count’ Basie (1904 – 1984), Tommy Dorsey (1905 – 1956), Gene Krupa (1910 – 2004) e Artie Shaw (1910 – 2004). Va ricordata un’orchestra di enorme successo: quella di Glenn Miller (1904 – 1944), fondata nel 1938. 

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Ipse Dixit: «Tutto quello che vogliono fare è dell’esibizionismo, e ogni vecchio trucco è buono. Così tirano fuori tutti quegli accordi strampalati che non significano niente, e in principio la gente prova della curiosità soltanto perché si tratta di una novità, ma poi si stanca perché non è musica veramente buona: non c’è nessuna melodia che si possa ricordare e nessun ritmo regolare su cui si possa ballare. E così questi musicisti tornano ad essere di nuovo poveri e non c’è lavoro per nessuno, e questo è quanto vi ha combinato la malizia moderna». (Louis Armstrong, trombettista)

Ascolta dieci brani su radioscalo


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