Il filosofo Isaiah Berlin nel suo “Due concetti di libertà” scrive della libertà negativa a positiva. Concetto non propriamente facile per noi comuni mortali o cittadini, per darsi un tono 😀.
Comunque in soldoni, descrive “la libertà negativa” come la libertà dagli ostacoli o dalle costrizioni esterne. In questo senso, una persona è libera se non è fisicamente impedita ad agire e “la libertà positiva” come la libertà dalle costrizioni interne. È autocontrollo, la padronanza di sé. Essere positivamente liberi significa avere il controllo della propria mente, liberarsi da paure e credenze irrazionali, da dipendenze, superstizioni e ogni altra forma di autocostrizione. In una frase “essere padrone del proprio destino“.
Questo pensiero non poteva non portarmi alla filosofia buddista, in quanto il “destino” o “karma” è la colonna portante di questa filosofia.
In breve, anzi in brevissimo, per chi non ne fosse a conoscenza, destino e karma hanno lo stesso significato ma sono tra loro contrapposti. Il destino (occidentale) equivale a fatalità, l’uomo è impotente e nulla può fare per cambiarlo, in pratica ha un ruolo passivo. Il karma (orientale) equivale a: causa/effetto, l’uomo può cambiarlo, dipende dalle cause poste, positive o negative e avranno gli stessi effetti, in pratica ha un ruolo attivo.
Questa libertà positiva di cui si è occupato Isaiah Berlin, è parallela al karma. Essere padroni del proprio destino, ultimamente paragrafata anche come resilienza, implica un percorso (anche spirituale) che insegna a non abbandonarsi alla sconfitta e all’impotenza. Imparare a vedere i momenti di crisi, di sconforto come delle vere e proprie sfide, come occasioni che ci permettono di testare la nostra resistenza.
Sapere di avere una grande risorsa interiore a cui affidarci, che si chiami: buddità o resilienza, come parte della nostra natura umana: è l’abilità di trasformare un disagio, un problema in opportunità.