Infanzia e Vecchiaia

Marguerite Yourcenar in Archivi del Nord scrive:

«Più invecchio anch’io più mi accorgo che l’infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono, ma sono i due stati più profondi in cui ci è dato vivere. In essi si rivela la vera essenza di un individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita. […] Gli occhi del fanciullo e quelli del vecchio guardano con il tranquillo candore di chi non è ancora entrato nel ballo mascherato oppure ne è già uscito. E tutto l’intervallo sembra un vano tumulto, un’agitazione a vuoto, un inutile caos per il quale ci si chiede perché si è dovuto passare»

Mi è venuto incontro questo scritto della Yourcenar e, come spesso accade, mi ha piacevolmente sorpreso.

Sorprendere è meravigliarsi, stupirsi, prendere cognizione improvvisa di un proprio atto impensato, inconsueto ed è quello che mi è successo dopo averlo letto.

L’infanzia e la vecchiaia sono i due limiti estremi della vita, se si elimina quello che sta in mezzo i due estremi si “toccano”, si parlano, si capiscono.

La curiosità dei bambini e la saggezza degli anziani; l’irrefrenabilità dei primi e la tranquillità dei secondi; la voglia di imparare e di scoprire e di provare che caratterizzano l’infanzia e la capacità di trasmettere, di guidare e di consigliare della vecchiaia.

Infanzia e Vecchiaia, quindi, collaborano per una qualità della vita che non ha tempo, che non ha età. Perché ogni momento, ogni periodo è quello giusto per essere felici e per puntare in alto o almeno verso qualcosa: le persone anziane insegnano questo ai bambini e facendolo, lo ricordano a se stesse.


4 risposte a "Infanzia e Vecchiaia"

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