Tim Berners-Lee e il web (#1/2)

“Sul Web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di documento, ma anche di crearne, e facilmente. Non solo di seguire i link, ma di crearli, tra ogni genere di media. Non solo di interagire con gli altri, ma di creare con gli altri. L’intercreatività vuol dire fare insieme cose o risolvere insieme problemi. Se l’interattività non significa soltanto stare seduti passivamente davanti a uno schermo, allora l’intercreatività non significa solo starsene seduti di fronte a qualcosa di interattivo“.

Queste sono le parole di Tim Berners-Lee, l’inventore del w.w.w. ovvero del web.

Tim Berners-Lee è un grande uomo. Avrebbe potuto diventare miliardario, brevettando la sua invenzione, trasformato un protocollo in un’azienda e adesso – probabilmente – si troverebbe nell’elenco delle persone più ricche del mondo assieme al coetaneo Bill Gates. E invece, nel 1994, decise letteralmente di donare al mondo la sua invenzione: il World Wide Web, e da oltre trent’anni si prodiga a difesa della libertà della rete, a cui ha dedicato la sua vita senza mai cercare di lucrarci sopra.

Laureato in Fisica all’università di Oxford nel 1976, nel 1980 si unisce al Cern in qualità di consulente, ma abbandona la posizione solo un anno dopo per dirigere la società tecnologica Image Computer Systems. Ritornerà sui suoi passi pochi anni dopo, nel 1984, per iniziare a lavorare proprio al Cern sull’ipertesto: lo strumento che permette di collegare via internet documenti differenti tramite un link. È la base fondante del web, ma all’epoca l’obiettivo di Berners-Lee è soltanto quello di permettere ai ricercatori di condividere più facilmente le loro informazioni.

Il 6 agosto 1991, conclusa la ricerca, introduce al mondo la sua creazione e mostra il primo, rudimentale, sito internet della storia, dove lui stesso – con linguaggio un po’ ampolloso – spiega che cosa sia ciò che ha appena battezzato World Wide Web: “Un’iniziativa di reperimento di informazioni ipermediali ad ampia area con l’obiettivo di fornire un accesso universale a un vasto universo di documenti”. Quel giorno, nasce il web. Ma nessuno sembra essere particolarmente interessato.

A guardarlo oggi, a oltre trent’anni di distanza, non passa in realtà molto tempo prima che questo strumento inizi a diffondersi. Già nel 1994 nascono sul web Amazon e Yahoo. Nel 1995 è la volta di eBay. Inizia a montare la febbre del web e di internet che culminerà nella celeberrima “dot-com bubble” del 2000. I soldi girano in maniera vorticosa attorno al web, che all’epoca era considerato un far west selvaggio, preda di speculazioni feroci e le cui potenzialità concrete erano ancora tutte da dimostrare (un po’ come avviene oggi con il mondo delle criptovalute e del web3, se vogliamo).

Da questo fiume di soldi che vanno e vengono, Tim Berners-Lee si tiene come sempre distante.

Il ruolo di Tim Berners-Lee diventa col tempo quello di “padre nobile”: nel 1994 fonda il World Wide Web Consortium (W3C), un ente non governativo che ha lo scopo di stabilire e diffondere standard tecnici comuni per la creazione di siti web, browser e altri strumenti online, preservando l’interoperabilità del web. Con la diffusione di internet ai quattro angoli del pianeta, a preoccupare Berners-Lee – anzi: Sir Berners-Lee, visto che è stato nominato baronetto dalla Regina Elisabetta nel 2004 – è invece il crescente divario digitale tra le popolazioni e il fatto che ancora oggi miliardi di persone siano tagliate fuori da uno strumento che nel frattempo è diventato essenziale. A questo scopo, nel 2008 fonda la World Wide Web Foundation, che promuove l’utilizzo equo di internet, la net neutrality (ovvero l’impossibilità per i provider di dare priorità ad alcuni servizi online a scapito di altri) e altro ancora.

Quella di Tim Berners-Lee è quindi un’invenzione rivoluzionaria, che ha portato la rete nelle case di tutti e ha contribuito a plasmare il mondo degli ultimi tre decenni. Un’infrastruttura che è oggi utilizzata da circa 4,5 miliardi di persone nel mondo.

Già nel 2011, aveva però chiaramente individuato i rischi nascosti nella diffusione del web, in un’epoca in cui, invece, si tendeva a tesserne lodi acritiche e a pensare che avrebbe diffuso la democrazia in tutto il mondo. Si era reso conto che nessuno stava tenendo posizioni moderate. Erano tutti veementi e arrabbiati. Potrebbe essere il caso che, con la rapidità delle comunicazioni, le opinioni ragionate non si propaghino. Questi strumenti accelerano le emozioni delle persone. In più, vedevano emergere sette religiose e teorici del complotto. Ciò che al mondo ha iniziato a diventare sempre più chiaro a partire, più o meno, dal 2016, agli occhi di Berners-Lee era già evidente.

Qualche anno fa, il 2 ottobre 2018 Tim Berners-Lee rende noto alla stampa di aver iniziato un nuovo progetto al fine di riportare il World Wide Web a come era stato ideato nel 1989. Nasce così l’idea di Solid che ha l’obiettivo di creare una rete decentralizzata e libera, priva di business (Berners è contro il salvataggio dei dati dell’utente da parte delle aziende).
Oggi, a quasi 70 anni, è in prima linea per difendere il web. Anzi, per crearne una nuova versione libera dalle maglie commerciale e in cui il potere torni in mano agli utenti (ma senza sfruttare gli strumenti speculativi della blockchain e delle criptovalute). (Continua)


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