Educazione

Qualche mese fa mi hanno colpito le parole di Antonio Albanese:

“Mi preoccupano l’egoismo e la stupidità, l’individualismo menefreghista. Si sta perdendo il rispetto, la gentilezza, il valore dei rapporti veri. Parlo delle piccole cose. Un esaurimento nervoso non arriva per una notizia, ma da una somma.
Se butti un mozzicone per terra o nel posto sbagliato, stai facendo un danno non solo agli altri, all’ambiente, ma anche a te stesso. La città è anche tua.
Bisogna ripartire dai fondamentali. Pratico e ho insegnato ai miei figli gentilezza, garbo, rispetto. Serve più serenità, saper individuare a chi credere per non farsi travolgere dalla centrifuga: fermarsi, capire cosa ci è finito dentro.
Bisogna ascoltarsi, sentirsi di più.”

C’è poco da aggiungere a questo pensiero.

Vivo quotidianamente questa problematica incivile e incolpare solo i giovani sarebbe riduttivo. Che siano i maggiori responsabili è vero. La poca maturità non da diritto al menefreghismo e allora? Educazione. Si, sempre questa piccola grande parolina: “Educazione”.
L’educazione è fondamentale nell’età della crescita, nei passaggi cruciali della vita, quando si inizia a guardare il mondo fuori con i propri occhi, non quelli della famiglia.
Educazione però è una parola che, nel nostro paese ha più il sapore di normativa, regole, giudizio, “qualcosa cui obbedire”, qualcosa da dover diventare.
E questo è un grosso ostacolo.


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