Il giorno in cui ci lasciò Demetrio

Il 13 giugno 1979 muore in una clinica di New York Demetrio Stratos, una delle voci più significative della musica degli anni Settanta.  Nessun altro cantante, tra quelli a noi noti, ha approfondito e sperimentato quanto lui lo studio delle potenzialità di quel meraviglioso strumento che ciascuno porta con sé: la voce. Si faceva chiamare Demetrio Stratos ma il suo vero nome era Efstràtios Dimitrìu (Ευστράτιος Δημητρίου), un nome già di per sé traboccante di suoni, di intrinseca musicalità. Un nome indissolubilmente legato agli Area, gruppo protagonista della scena progressive rock italiana degli anni ’70, musicisti d’eccellenza che seppero andare oltre quella cornice, svincolandosi dai canoni prevalenti del genere e incamminandosi sui nuovi percorsi del nascente jazz-rock americano, antesignano della fusion. Nell’evoluzione artistica degli Area, Stratos ebbe una funzione importantissima. Possiamo valutare il suo spessore e la sua complessità culturale, prima ancora che la sua tecnica vocale, solo conoscendo le sue origini e suoi principali percorsi artistici e di vita. Stratos nacque il 22 aprile 1945 ad Alessandria d’Egitto, da una famiglia greca; già dalla nascita fu presente in lui un certo cosmopolitismo che più avanti si sarebbe accentuato ulteriormente. Nell’arco di tredici anni, riuscì ad inglobare uno straordinario caleidoscopio di suoni, accenti, intonazioni. Cominciò subito a frequentare il conservatorio studiando il pianoforte e la fisarmonica fino ai dodici anni, quando il colpo di stato di Nasser ai danni di re Faruq cambiò sensibilmente la situazione politica in Egitto. Si trasferì a Cipro dove continuò i suoi studi al Collegio Cattolico di Terra Santa e vi rimase per tutta l’adolescenza. A diciassette anni, ormai giovane universitario, si trasferì a Milano per iscriversi alla Facoltà di Architettura. Ma la sua vera passione era ancora e sempre la musica, e fin dal 1963, ad appena diciotto anni, formò vari gruppi musicali per poi approdare alla band dei Ribelli. insieme al batterista di origini turche Giulio Capiozzo, Stratos fondò gli Area (International POPular Group). Inizialmente entrarono a far parte della band il futuro bassista della Pfm Patrick Djivas, il tastierista Leandro Gaetano (tutti e due provenienti dal gruppo di Lucio Dalla), il sassofonista belga Victor Edouard Busnello e il chitarrista italo-ungherese Johnny Lambizzi. Con quella formazione registreranno il primo disco solista di Alberto Radius, nel quale peraltro è contenuto un brano/improvvisazione dal titolo Area. Parteciperanno nel 1972, come spalla, al tour dei Nucleus e, visto il successo, subito dopo apriranno anche una lunga serie di concerti dei Gentle Giants e di Rod Stewart. Fu in quel periodo che Paolo Tofani (proveniente dai Califfi) e Patrizio Fariselli, sostituirono rispettivamente alla chitarra e alle tastiere, Lambizzi e Leandro. Con quest’ultima formazione collaborarono strettamente Gianni Sassi e Sergio Albergoni, in arte Frankenstein, soprattutto nella stesura dei testi ma anche come “supervisori” di progetti e sperimentazioni. Gli Area parvero subito una band eclettica e dirompente che riuscì ad imporsi grazie ad una innovativa e sperimentale fusione di generi. Al rock progressivo mescolarono jazz, free jazz, funky, pop, elettronica e importanti influenze etniche (dalla musica balcanica a quella araba e magrebina). A ciò si aggiunse un esplicito impegno politico e sociale, una militanza che inserì perfettamente la band all’interno della controcultura giovanile degli anni ’70. 


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