Neil Young — On the beach (1974)

Se si escludono le estemporanee night-session di Tonight’s the nightOn the beach è il lavoro più drammatico, triste e doloroso di Young, ma anche quello meno negativo. 
Neil Young mette a nudo le sue esperienze facendone un punto di forza realizzando sei incubi agghiaccianti, tetri ed impenetrabili e due rifugi malinconici per il cuore. Storie di morte raccontate da chi è sopravvissuto, ricordi vicini e lontani che vengono rivisti con significati rivelatori. 
On the beach è una introspezione esistenziale con evidenti sottintesi psicoanalitici in un misto di irreale e quotidiano, di bisogno-abbandono, dove per la prima volta Neil Young vive la sua vita e le sue esperienze in prima persona. E’ l’impronta esasperata e vera del suo personale modo di intendere il blues: una musica cruda, chitarre sporche e lancinanti, ritmiche squadrate ed essenziali e su tutto la voce cruda di Neil che tesse frenetiche immagini surreali, suonate e interpretate esclusivamente per sé stesso.
Con queste confessioni autobiografiche On the beach cancella il passato ed esprime una nuova esigenza del musicista che artisticamente e umanamente lascia tutt’oggi stupefatti.


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